Sempre in ritardo

... Credo sia uno dei miei difetti peggiori.
Soprattutto perchè pur con tutto l'impegno che cerchi di metterci, non c'è verso di migliorare e di diventare puntuale. Un pochino, forse, ultimamente.
Ma proprio poco poco. E' più forte di me.

In realtà, io in ritardo lo sono da sempre e non solo orologio alla mano.
Sono in ritardo cronico.
Lo sono nella vita delle persone, per esempio.
"Ah, se ti avessi incontrata prima". (...)
"Ah, se fossi arrivata prima nella mia vita, mi sarei risparmiato/a un sacco di casini" (...)
"Ah, se ti avessi conosciuta prima, sposavo te e non lei"(cos'è una minaccia?)
"Sei innamorata di me? Ma dai? Anche io lo ero di te! Però poi mi sono fidanzato e ci sposiamo dopodomani" (...)

E via discorrendo con tutte frasi simili, che in alcuni casi mi hanno fatto tirare un enorme sospiro  di sollievo, in altri soffrire come un cane, in altri ancora girare le balle a manetta.

Quella di questi ultimi giorni, però, è davvero clamorosa.
Come i bene informati sanno - che a quanto pare sono pochi, visto che il mondo ancora mi chiede "ma giochi ancora?" se vabbhè... - ormai sono due stagioni di chiodo al muro e scarpette appese. Ho concluso (in maniera un pò ingloriosa) trenta lunghissimi anni di carriera cestistica come normalmente chiudo i capitoli importanti della mia vita. Duecentomila anni prima di decidere, ma quando è, chiuso il cinema e si volta pagina.
Ciò che mi fa più sorridere della telefonata - e dei vari messaggi annessi - dell'ultima settimana, è che una chiamata come questa, mi fosse arrivata anni fa, sarebbe stato il coronamento di un sogno, di una carriera, ci sarei andata anche senza un braccio e con una gamba legata. E invece quando mi arriva la convocazione per giocare in una delle società - anche se rifondata - più gloriose del basket femminile? 
Quando ho smesso. Quando la notizia mi ha fatto lo stesso effetto del sapere che è iniziato il grande fratello. Quando non ho nessuna voglia di ricominciare. Quando dopo trent'anni, l'avere iniziato a fare una vita "normale", mi piace e mi fa stare bene. Quando il solo pensiero di farmi gli allenamenti dopo giornate come queste ultime, mi fa arricciare il pelo.

Che palle però. E che peccato.
In ogni caso, gli attestati di stima che mi sono stati rivolti dopo già due anni di abbandono del mondo della pallacanestro, mi hanno fatto un piacere enorme. Sul serio. Un piccolo riconoscimento per le vagonate di schifezze cui sono stata seppellita per anni.

Belle cose.
Ma sempre in ritardo, ovviamente.

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