Sabato pomeriggio

Non riesco a farmene una ragione. Ma proprio non riesco. Non capisco il motivo per il quale tutto deve sempre trascinarsi verso il basso, sempre. Più cerchi di liberarti dalle zavorre e più te ne se ne creano. Perché ogni cosa deve diventare difficile, complicarsi, attorcigliarsi? Sbaglio io che forse cerco sempre di raddrizzare quello che vivo, che non mi va bene, che non accetto, che non ho voglia di subire. Come si fa ad accettare il dolore? Come si fa a dare speranza agli altri quando di speranza sei tu a non averne? Il TI CAPISCO non esiste, non serve, non vale. Capisce solo chi può avere vissuto qualcosa di simile; simile perché ogni situazione è unica, diversa da qualunque altra, a partire dai protagonisti principali. Però… Però ad una certa, vaffanculo. Si fa una fatica della Madonna a trovare gli appigli giusti per stare a galla. Perché la vita è un po' come Mai dire Banzai: tu ti fai il tuo bel percorso e da ovunque, da qualsiasi direzione, saltano fuori i bastardi che a pallonate cercano di farti cadere, di farti vacillare, di buttarti giù. Si è vero, ci sono anche quelli – e per fortuna, aggiungo – che la mano te la tendono anche. Ma a quale prezzo? Allora inizi ad annaspare, a cercare ogni appiglio possibile per non cadere, per non cedere, per restare a galla. Per farcela da solo. Combatti con tutte le tue forze. Una fatica disumana a tenere fuori la testa, per respirare il più a lungo possibile ma tanto prima o poi la mano che ti spinge giù arriva. Puntuale come il patello prima di una vacanza al mare. E ha mille somiglianze. La mano dell’invidioso, del cattivo a tutti i costi, dell’ignorante che offende, millanta e accusa; del poveretto d’animo che crede di spaventarti con due righe scritte da chissachi e chissapercosa; delle bugie, quelle tristi raccontate ad arte apposta per screditarti e per salvare il culo altrui; perchè importante è far cadere qualcuno per restare dritti, costi quel che costi. La mano di chi ti umilia non appena gli si presenti l’occasione; quella del dolore e della paura che improvvisamente ti tolgono il respiro, ti oscurano gli occhi, spengono tutto attorno a te. Non esiste più niente. Solo paura, lacrime che non riesci più a frenare, goccioloni che solcano le guance e poi giù fino alla pancia. Tutti i sensi ti danno fastidio: non vuoi più sentire. Non vuoi più vedere, non vuoi più capire, non vuoi ascoltare, non vuoi sentire il caldo perché ti dà fastidio, il freddo peggio e anche il sole: perché splendi che non c’è nulla per cui continuare a farlo? Io sto male, ho paura, piango e non riesco a fare altro. E tu invece splendi lo stesso. Perché? Io sto male. Lui sta male. Ricomincerà il film che ho già visto tre volte. Tutte cose che non voglio più affrontare perché ogni volta è diverso, è sempre più faticoso, più devastante, perché non so più cosa devo fare quando nel cuore della notte mi sveglio e sento il cuore che mi salta fuori dal petto con mille battiti. E non ho mai pace, nemmeno quando chiudo gli occhi. Nei miei sogni arrivano sempre loro. E io non capisco, vorrei parlargli, vorrei che mi dicessero cosa devo fare, vorrei capire, vorrei una sua carezza, di quelle che improvvisamente rasserenavano tutto. Sabato era caldo la sera, c’era una luce serena, il vento tiepido che rendeva tutto più leggero: non andare via, non puoi perderti tutto questo. Non ancora. Non adesso. C’è ancora tanta vita. Respira, lo so che ti riesce difficile, che di aria non ce n'è, che non ti arriva, ma provaci. Tieni duro. Sii diligente come chiedevano i medici. Prova a risalire. Non sono sicuramente stata capace molte altre volte di tendertela, ma stavolta la mia mano è lì per te, per tirarti su e non lasciarti andare. Non adesso, non così. Perché deve sempre fare tutto così male? Ma tutto. Tutto tutto. Non sono capace di proteggermi dalle lame del dolore. Lo guardo in faccia, lo sfido, come ho sempre fatto, perché non deve essere lui a vincere. Non gli fuggo. Però ho paura. Quella si e tanta. Oggi mi sento come un pugile che ha preso tantissimi pugni sulla faccia, tumefatta, intontita; con gli occhi gonfi che piano piano ricominciano a far passare la luce.

Ma poi penso: ho così tanta voglia di vedere di nuovo?

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