Lavorareinpostibrutti

[on the air: firework - katy perry]

Cronaca di un’ora di sopralluogo lungo la colata detritica di Brusimpiano.

Sottotitolo 1: io non ce la posso più fare.
Sottotitolo 2. Catella ti devi assolutamente svegliare.

A Brusimpiano, il Comune in cui lavoro, c’è stata una colata detritica enorme – e pericolosa – che ha portato alla chiusura della statale che lo collega a Porto Ceresio. A parte il giro della merda nei tubi che mi tocca per andare a lavorare, si tratta di un problema grosso che – come sempre in Italia – ci vede perdere più tempo a capire chi deve fare cosa, rispetto ad intervenire tempestivamente anche se le criticità sono davvero tante. Questa mattina ennesimo sopralluogo – ma almeno non pioveva a dirotto come lunedì – con ANAS impresa, tecnico di parte ecc.

Il problema dove sta: che la strada è chiusa. E non dovrebbe essere un problema. Perché CHIUSA non è una parola che può essere interpretata. Vuol dire che non si può passare anche perché il pietrame è incombente e sinceramente fa parecchio cagare sotto viste le dimensioni.

Quindi strada C-H-I-U-S-A, non si può passare.

In una società di normodotati in grado di rispettare una regola base a maggior ragione se in una situazione di pericolo il problema non dovrebbe nemmeno porsi.

In un’ora di sofferente presidio ho ovviamente dovuto litigare con i seguenti personaggi, tutti ciclisti pensionati e ampiamente over 70 con tanto di tutine aderenti che se ne sono allegramente sbattuti dei cartelli, delle notizie, dei divieti, del pericolo, della nostra presenza, dell’esistenza di nostro Signore e della fame nel mondo:

Devo passare.
No non si può.
Ma io devo andare a casa a un km da qua.
Mi spiace fa tutto il giro come fanno tutti, è pericoloso.
Se è pericoloso allora perché state qua?
Ma porco…

Allontanatisi di qualche decina di metri, si appollaiano come le peggiori carogne parlottando animatamente sino a quando decidono di passare comunque con un’azione di forza dettata dalla tutina da supereroe, dal delirio di onnipotenza dettato dall’età avanzata per cui tutto è lecito a prescindere, scavalcando le transenne come se nulla fosse e guardandoci con aria di sfida.

Ma mi perdoni: ma lei non dovrebbe essere di esempio?
Ma non si vergona?
Ma cosa vuole dimostrare?
Non si può passare, se non in casi di urgenza. Glielo abbiamo ripetuto 180 volte.
Ma il mio è un caso urgente ho mia moglie a casa malata.
Ah e con la moglie a casa malata va a farsi i giri in bici per i cazzi suoi?

Citazione d’onore per un noto ristoratore della zona che si presenta a piedi e si ferma dietro le transenne:

E tu mo cosa vuoi?
Sono venuto a recuperare il cuoco.

Sipario.

Dimenticavo un altro grande classico: dinnanzi all’evento tutti hanno rispolverato dal cassetto uno dei tanti titoli acquisiti nel tempo e che permettono loro di disquisire ampiamente regalandoci pareri inutili, consigli non richiesti, valutazioni senza senso fino al fantastico: cosa ci vuole a riaprire una strada? Siamo unici noi italiani: a seconda delle necessità diventiamo commissari tecnici, virologi, ingegneri, psicologi, psichiatri, geologi, esperti in eventi catastrofici, esperti di politica internazionale, Presidenti della repubblica, sindaci, sacerdoti, filosofi. Di sta cippa. O di sta colata. 

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