Letture

Già che stia leggendo un libro, mi pare un evento. Sono stata una divoratrice di libri (soprattutto le novelle di Italo Calvino) alle elementari, qualcosa alle medie e poi il nulla. Forse questo mi ha permesso, da adulta, di saper scrivere in maniera decente. Anche perchè capitava spesso che i miei genitori ed i miei fratelli, tutti più grandi di me e di tanti anni, non avessero tempo per occuparsi di me. Quindi leggere mi ritagliava una bolla di fantasia e di pace che non riuscivo a trovare altrove.

Durante il pellegrinaggio di questa estate sugli appennini diciamo sconosciuti, ci siamo imbattuti in Leonessa paese laziale di cui non ho mai sentito parlare il quale, come nella maggioranza dei casi capitava, trasudava storia e tradizioni. A causa della devianza mentale che purtroppo penso di portarmi appresso ancora chissà per quanto tempo, quando gironzolo per paesi o città cerco di capire come e quanto attiva sia la comunità e il comune: capita così che venga attratta da una locandina in cui si elencano ospiti di un certo livello, tra l'altro, della biblioteca comunale su varie tematiche, tutte molto carine. Quel giorno, in un chiostro aperto al pubblico, era il turno di Gaia Tortora, figlia del compianto Enzo, chiamata a presentare il suo libro "Avanti a testa alta" del quale ovviamente, per non smentirmi, non ne avevo mai sentito parlare.

Siccome da un pezzo non credo più alle coincidenze, inizio a versare lacrimoni al pensiero che - non so perchè e non so spiegare per quale motivo con quella forza - all'alba del 7 maggio mentre mi veniva perquisita casa e ogni minuto, gesto, pensiero mi si sarebbe impresso a fuoco nell'anima, io pensai a lui: a suo padre. Fu un pensiero di pietà, forse per sentirmi meno sola o forse perchè una cosa del genere fino a quando non la vivi sulla tua pelle ed in prima persona, non potrai mai capire fino in fondo che evento traumatico sia non solo per il momento in sè, ma per quello che ti lascia nella vita, dopo.

Vivo questo momento di pena, di tenerezza ripensandomi seduta pietrificata sul gradino che separa la cucina dal soggiorno, mentre guardavo l'intorno e le due persone che stavano per portarmi via non solo cose materiali ma soprattutto la dignità, come se fossi estranea, come se si trattasse di un film, senza la benchè minima reazione: sembrava un brutto sogno ed invece era l'inizio della fine.

Lacrimo per un pò di nascosto, ingoio tutto e metto via. Che c'è da uscire a cena.

Torno a casa ed il pensiero di quel momento non mi molla. Devo compare il libro, penso. Perchè tutto ha un senso. Temevo si trattasse di una lettura durissima. E invece no. Perchè le parole sono le stesse, il vissuto anche, i sentimenti che ho provato pure. Non avrei saputo trovare parole migliori.

E mi sono sentita meno sola.











GRAZIE, GAIA.

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