Noi due


Ciao
Non ti chiedo come stai e onestamente mi interessa almeno tanto quanto interessi a te sapere come stia io. O come sia stata in questo anno e mezzo orfana di noi.

Ti ho pensata spesso, anzi quasi ogni giorno. 

Non ho mai provato rabbia. Quella no. Ho vissuto però un senso di smarrimento che credo di non avere mai provato in vita mia. Mi chiedevo perchè non arrivasse da te un gesto, una carezza, un abbraccio. Eppure io per te ci sono sempre stata. Sempre.

 Credevo tantissimo nella nostra amicizia, credevo che fosse quella con la A maiuscola non fosse altro per l'intensità e l'importanza dei momenti che abbiamo condivisi per anni. Mi chiedevo come potessi restartene voltata, dandomi le spalle, ignorandomi, alzando un altissimo muro di silenzio sapendo perfettamente che fossi precipitata nel baratro quello vero, quello buio, quello grande, quello che non si augura a nessuno, quello che fa paura, quello dal quale è difficile risalire e che toglie tutto: forze, speranza, entusiasmo, voglia di lottare, voglia di vivere. 

Era di te, di noi che avevo bisogno, mai come in quel momento.

 E no, rabbia non sono mai riuscita a provarla. Ma delusione si, tantissima. Perchè mi sta facendo questo? Ma perchè? mi chiedevo.  E forse mi chiedo ancora. Ma come è possibile che quegli sguardi, quegli abbracci, quell'essere presente nelle rispettive vite non contasse più niente?

Ho sempre avuto la certezza che tu fossi la persona giusta per aiutarmi a rimettere assieme i mille pezzi in cui il mio cuore si era miseramente frantumato.

 Ma così non è stato.

Ti ho lasciata libera di scegliere: ho lasciato che non fossero più le parole ma i fatti, a dimostrare chi fossi; e hai scelto di lasciarmi uscire dalla tua vita. In silenzio, senza nemmeno chiedere perchè, ascoltare cosa avessi da dire, cercare di capire, di capirmi. Senza fare la fatica di scavare, di andare oltre, di mettere da parte l'orgoglio ma solo cercare di scaricare la colpa ancora una volta su di me.

 Accogliendomi così com'ero. Non c'erano più persone con cui chattare di nascosto alle mie spalle: eravamo rimaste solo noi. E da noi dovevamo ripartire, se davvero il nostro vissuto avesse avuto un minimo di valore e di senso.

Ho scritto ovunque ed in ogni modo, soprattutto pubblicamente umiliandomi e senza mentire, che dietro alla mia immobilità non c'era malanimo e nemmeno malizia. Semplicemente non ero più stata in grado di pre-occuparmi degli altri. Per una volta tanto, aggiungerei. Stanca, devo riconoscerlo, di mettere sempre prima chiunque, rispetto a me stessa.

 Avrei voluto che mi guardassi negli occhi per riconoscere la tragedia, il dolore quello cupo, quello che toglie il respiro. Avrei voluto piangere assieme a te. Avrei avuto bisogno di un tuo abbraccio: non sai quante volte abbia ripensato a quelle volte in cui ci siamo strette forte ed io ero così sicura che quelle braccia che faticavano a stringermi, così piccole e meno forti delle mie, non mi avrebbero mai lasciata andare via. Mai. Ne ero certa.

Così come credevo ai ti voglio bene, alle attenzioni, ai gesti anche più insignificanti che per me erano vita. Erano calore, erano affetto, erano emozione. Erano famiglia. 

Hai scelto di andartene quando avevo più bisogno di te e questa cosa non me la perdono, non la capisco, non riesco a superarla, non riesco a far smettere di sanguinare quella maledetta ferita. Ero così fiera di me e di te, di quello che avevamo affrontato assieme, del tempo in cui voltandomi ero sempre certa di trovarti.

Ci ho creduto.
Ci avevo creduto.

Avrei voluto aprirti il mio cuore e raccontarti il tormento che ho vissuto dal 2022 in poi, raccontarti la sofferenza che ho sempre nascosta per il bene di tutti e anche tuo. Spiegarti che mentre cercavo di salvare gli altri, distruggevo me stessa. Avrei voluto che sapessi che l'incubo era finalmente finito, che ero tornata libera, che quello che ci sembrava in realtà fosse molto ma molto diverso. 

Che quando pensi "a me non potrà mai capitare" ed invece realizzi di avere vissuto la peggiore delle violenze psicologiche, l'unica cosa che speri di trovare è una donna che ti capisca e ti accolga. Che ti protegga. Visto che a farlo non ho più mia sorella e tu lo sai, lo sapevi, c'eri, eri li, eri l'unica che lasciavo avvicinare, mi vedevi che stavo male come un cane. Che avevo paura. Che ero disperata. E nonostante tutto questo te ne sei andata. Ma come cazzo si fa?

E ancora oggi mi chiedo che persona orribile io debba essere, per venire sistematicamente trattata in questo modo. Senza uno scrupolo, senza rimorso, senza un passo indietro, senza nessun riguardo per le conseguenze, senza mai un gesto che arrivi a darmi quella carezza che ho aspettato ogni giorno. E allora ho rispettato la tua scelta, ho rispettato il silenzio, ho iniziato a coltivare la solitudine come balsamo per cercare di medicare le voragini che ho ed ho avuto nell'anima.

Mi chiedo ogni momento che presenza tossica e negativa debba essere per chi mi vive se quando io smetto di cercare, di nutrire, di legare, di farmi sentire, se non rispondo a qualche messaggio, se esco da un gruppo wathsapp cala un misero sipario. Senza ritorno.

Probabilmente me lo sono meritata, come mi sono meritata di essere lasciata via messaggio mentre mio fratello moriva in ospedale o usata per ottenere promozioni lavorative.

Mi manchi, mi sei mancata e probabilmente mi mancherai ancora per moltissimo tempo. Non ho mai avuto il desiderio di cercarti e di scriverti, lo ammetto, perchè una persona che mi lascia andare alla deriva nel mare della disperazione proprio non mi viene più voglia di cercarla.

Sicuramente mi hai aiutata ad aprire gli occhi sulla persona che sono.

Però ti ho voluto bene, tanto, davvero.
Anche se mi hai spezzato il cuore.

Ti auguro di esser felice, anche senza di noi.

Chiara 

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