Tanto ti dovevamo, Mamma.
[on the air: vado in paradiso - ron]
COSA PUO’ ACCADERE AL PRONTO SOCCORSO UNA PIOVOSA DOMENICA POMERIGGIO DI NOVEMBRE
Mia mamma, robusta e apparentemente sana donna di 77 anni, arriva al pronto soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese verso verso le 14,30 di domenica 8 novembre 2009, proveniente da casa sua a Cantello, con un’ambulanza chiamata per via di un forte dolore all’addome presente già dalla mattina.
Al triage (chissà perchè non si chiama accettazione…) che in quel pomeriggio presentava un'affluenza normale, le fanno un prelievo del sangue, le assegnano il codice verde ed attende fino circa le 16,45 per una visita.
Arriva una giovane dottoressa che dopo un’affrettata palpazione dell’addome e qualche domanda generica le prescrive una lastra. Mia sorella che l’accompagna, le riferisce che soffre di ipertensione e le elenca i farmaci che assume.
In seguito a qualche sollecito, verso le 17,30 l’infermiera le collega una flebo con 2 dosi di Zantac ed un altro medicinale; nel frattempo mia mamma continua a lamentare i forti dolori che non si sono mai calmati per tutto il pomeriggio.
Finisce la flebo e nessuno s’interessa di cosa fare fino a che , spazientito, attiro l’attenzione delle infermiere che gliene fanno un’altra decidendo di farle in seguito un ecografia all’addome ed un ELETTROCARDIOGRAMMA.
Sono oramai le 19,30 e dalla saletta dove è stato fatto l’ECG esce allarmata l’infermiera che spinge il lettino con mia mamma e mi dice di accomodarmi fuori.
Alle 19,50 vengo convocato nella saletta dei colloqui con i parenti e con un giro di parole mi fanno capire che purtroppo mia mamma ha avuto un infarto e non ce l’ha fatta.
Chi legge queste righe forse si sta ponendo le domande che mi sono posto io.
Ma ad una paziente anziana ipertesa quando arriva al pronto soccorso forse non si fa l’elettrocardiogramma?
Quella dottoressa tanto supponente e sgarbata forse è anche incompetente? (per fortuna durante la mia permanenza quel pomeriggio ho potuto constatare che non sono tutti così...)
Forse una piovosa domenica pomeriggio di novembre non c’era nessun altro da mettere di turno?
Verso le 23,00 si presenta il Primario (è venuto apposta la domenica sera perché qualcuno ha combinato qualcosa?) che cerca di farmi capire che, probabilmente, sarebbe “comunque” deceduta, visto la gravità dell’infarto.
Oramai mia mamma non tornerà più in vita ma forse è il caso di porsi delle domande sul comportamento di alcuni medici che non hanno capito l’importanza del loro ruolo: forse pensare che la loro sia una missione, è una visione un po’ troppo romantica nella società attuale, ma umanità e competenza dovrebbero essere d’obbligo per quella professione.
E’ dura entrare con tua madre ed uscire da solo pensando che forse questo sia dovuto ad una negligenza di un medico.
Ho avuto la netta impressione che sia stato come giocare alla roulette russa: se ti tocca il medico sbagliato sei morto.
Cordialmente
Giuseppe Catella
Mia mamma, robusta e apparentemente sana donna di 77 anni, arriva al pronto soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese verso verso le 14,30 di domenica 8 novembre 2009, proveniente da casa sua a Cantello, con un’ambulanza chiamata per via di un forte dolore all’addome presente già dalla mattina.
Al triage (chissà perchè non si chiama accettazione…) che in quel pomeriggio presentava un'affluenza normale, le fanno un prelievo del sangue, le assegnano il codice verde ed attende fino circa le 16,45 per una visita.
Arriva una giovane dottoressa che dopo un’affrettata palpazione dell’addome e qualche domanda generica le prescrive una lastra. Mia sorella che l’accompagna, le riferisce che soffre di ipertensione e le elenca i farmaci che assume.
In seguito a qualche sollecito, verso le 17,30 l’infermiera le collega una flebo con 2 dosi di Zantac ed un altro medicinale; nel frattempo mia mamma continua a lamentare i forti dolori che non si sono mai calmati per tutto il pomeriggio.
Finisce la flebo e nessuno s’interessa di cosa fare fino a che , spazientito, attiro l’attenzione delle infermiere che gliene fanno un’altra decidendo di farle in seguito un ecografia all’addome ed un ELETTROCARDIOGRAMMA.
Sono oramai le 19,30 e dalla saletta dove è stato fatto l’ECG esce allarmata l’infermiera che spinge il lettino con mia mamma e mi dice di accomodarmi fuori.
Alle 19,50 vengo convocato nella saletta dei colloqui con i parenti e con un giro di parole mi fanno capire che purtroppo mia mamma ha avuto un infarto e non ce l’ha fatta.
Chi legge queste righe forse si sta ponendo le domande che mi sono posto io.
Ma ad una paziente anziana ipertesa quando arriva al pronto soccorso forse non si fa l’elettrocardiogramma?
Quella dottoressa tanto supponente e sgarbata forse è anche incompetente? (per fortuna durante la mia permanenza quel pomeriggio ho potuto constatare che non sono tutti così...)
Forse una piovosa domenica pomeriggio di novembre non c’era nessun altro da mettere di turno?
Verso le 23,00 si presenta il Primario (è venuto apposta la domenica sera perché qualcuno ha combinato qualcosa?) che cerca di farmi capire che, probabilmente, sarebbe “comunque” deceduta, visto la gravità dell’infarto.
Oramai mia mamma non tornerà più in vita ma forse è il caso di porsi delle domande sul comportamento di alcuni medici che non hanno capito l’importanza del loro ruolo: forse pensare che la loro sia una missione, è una visione un po’ troppo romantica nella società attuale, ma umanità e competenza dovrebbero essere d’obbligo per quella professione.
E’ dura entrare con tua madre ed uscire da solo pensando che forse questo sia dovuto ad una negligenza di un medico.
Ho avuto la netta impressione che sia stato come giocare alla roulette russa: se ti tocca il medico sbagliato sei morto.
Cordialmente
Giuseppe Catella
http://www.varese.net/notizie/in-primo-piano/6509-in-primo-piano/8930-rosetta.html
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