One year after

[on the air: il male minore - nicolò fabi]


Cazzo. Che fatica. Che vacanze faticose. Inteso: non credo di essermi fisicamente mai riposata così tanto come in questi giorni di ferie. Questa sosta obbligata mi ha costretta ad un pit-stop totale, profondo. Mi vien da pensare che, a questo punto, era di questo che avessi davvero bisogno nonostante i miei desideri d'evasione. Cheppoi, alla fine, sarei rimasta va solo una settimana tra moto e mare... Però, a dirla tutta, non essere andata al meeting di Rimini con i miei fratelloni mi ha fatto decisamente rodere il culetto. Aò, è. No non sono improvvisamente impazzita nè tantomeno ho avuto una vocazione tardiva relativamente a cielle. E' solo che il meeting è davvero un evento culturale che, al di là delle posizioni idealistiche e politiche, merita davvero di essere preso in considerazione. Coooooooooooooomunque. Ho fatto fatica. Stare da soli con sè stessi per tutto questo tempo non è assolutamente cosa facile. Ti obbliga a pensare. E quando io inizio a pensare sono cazzi acidissimi. Ti obbliga a guardarti addosso, a fare bilanci, a guardarti dentro con la crudeltà e la cattiveria che utilizziamo solo verso noi stessi. Tempo di riflessioni, si. Di bilanci, anche. E purtroppo non ne esco molto ben messa. Un anno fa, rientravo dalle ferie cazzutissima e decisa ad ultimare il mio percorso di cambiamento professionale ed interiore dopo due anni un attimino, giusto una punta, complicati. Mi ritrovo, ad un anno esatto, senza cambiamento alcuno. Per lo meno non attualmente. E sta cosa, effettivamente, mi ha fatto parecchio rimanere male. Sicuro è, che tutto ciò che fosse nelle mie possibilità, l'abbia fatto. E' vero, non sono andata a bussare a casa del diavolo come in passato mi era capitato di fare, pur di raggiungere il mio scopo. Il problema grosso, ma grosso davvero, è che alla fine, amo così tanto il mio lavoro ed il comune presso cui ho la fortuna di poterlo fare, da lasciare un pò troppo che gli eventi prendessero il loro corso senza impormi, imporli. Però, davvero, speravo che tutto si fosse già concluso in un senso od in un altro. Io lotto, non mollo, non l'ho mai fatto e certo non smetterò ora di farlo... però guardarsi addosso e rendersi conto che un anno è passato eppure è tutto come prima... fa male. Decisamente. 
L'altra mattina, la prima in cui sono riuscita a mettere il musetto fuori di casa ad una settimana dalla disfatta fisica, ho incontrato per le strade del paesello una ragazza/donna/comodino/baule/cassapanca/zitella, che sin da quando ero adolescente vedevo in giro... e più la vedevo e più mi dicevo: minchia, la rappresentazione umana della sfigata. Peggio di Elias e Tisini. Della Mariangela, la figlia del ragionier Ugo Fantozzi. Della Signorina Rottermeier. L'altro giorno, vedendo quel culone formato regione, quei pantaloni da Zia Rosa, mi è salito un brivido. Farò la sua fine. Me lo sento. Mi ridurrò pure io ad inventarmi le cagate più assurde, pur di non restare sola.  E grossa come un armadio a 4 ante. M-E-R-D-A.
Io? Cosa sono diventata? Usti. Questi dieci giorni non sono stati sufficienti a fornire una risposta adeguata. Sicuro è, che nonostante i ferri da stiro che sino ad ora abbia preso in faccia, non ho ancora imparato a proteggermi. A difendermi. Ad evitare che gli altri entrino nella mia vita come bulldozer facendosi spazio con la pala, creando il loro spazio vitale, schiacciando però, di fatto, i miei di spazi (vitali). Sono quasi certa di avere scritto una cosa simile l'anno scorso, proprio in questo periodo o qualche giorno dopo. Anche questa cosa, mi fa terribilmente incazzare. Non va bene. NON-VA-BENE.
Tanti calci nel culo per la Catella. 
E adesso, vediamo di cambiare. Che è ora ed è assolutamente NECESSARIO.

non riesco a respirare
come mai
non so che sto cercando
se tu non cerchi come me
non posso più aspettare
e non imparo mai
non credo che sia il 
giusto prezzo da pagare
se questo è il prezzo che ti dai

"Mi succede di struggermi un pò tutte le volte che si spezza il tempo alla fine dell'estate: c'è un giorno preciso in cui si capisce che quella stagione è andata e subdolamente ne parte un'altra. Potrà tornare il bel tempo ancora per molti giorni, ma non sarà più lo stesso. Tutti ancora a fare il bagno, a rosolarsi in spiaggia, ma qualcosa è cambiato per sempre, è finito un momento che non tornerà, perchè la prossima sarà sicuramente un'altra estate e mi viene da piangere senza un motivo reale ma solo per l'idea dei cambiamenti ineluttabili..." (Serena Dandini, Grazie per quella volta - Confessioni di una donna difettosa pag. 49)

Commenti

Anonimo ha detto…
.....nell'immaginario comune di un decennio fa, la zitella è quella donna brutta, dall'alito fetido, con occhiali e grosso neo in faccia.
Debbo dire che in tutto questo non ti riconosco.....
la zitella di oggi è molto diversa e penso non sia nemmeno una cosa più negativa esserlo.
Oggi si decide di essere zitelle, non è più uno status che ti viene imposto dalla società perchè nessuno te se fila.
Al di là che penso che tu sei una bellissima donna... simpatica... solare etc (slurp slurp slurp ) , penso anche che tu abbia ed abbia aavuto anche in passato diversi ammiratori e certamente ne avrai sempre molti.
Può essere che alcuni non sono stati alla tua altezza, altri invece sono stati troppo complicati da gestire etc.
Tutto questo ti servirà in futuro per aiutarti a riconoscere la persona giusta per te, fra i tanti che si presenteranno.
In bocca al lupo
Ps: sei cambiata moltissimo... sei tornata quella di un tempo.... e questo è bello :-)
Chiara Catella ha detto…
Anche io ho sempre pensato, come te, che varie e svariate ed avariate esperienze mi avrebbero portata, comunque, ad avere un'idea precisa e delineata di quello che voglio avere al mio fianco, per essere felice e sentirmi amata. Ed invece inizio a notare che questo sta diventando un limite impressionante. Sono una zitella un pò alternativa, senza neo in faccia con tanto di pelo ma con un grosso, grossissimo difetto: avere un cervello che funziona e che non mi permette di vivere le situazioni sentimentali e non con moderazione. Questo è un grosso casino. Ma grosso grosso. In questi giorni, complice la pesante solitudine cui mi ha obbligata la malattia, non sto benissimo. Sono scontenta per diverse situazioni che non mi aiutano a stare bene. Però, si. Sono tornata quella di un tempo. Finalmente. Per alcune cose, per alcuni tratti. Per altri, come dici giustamente tu, sono cambiata moltissimo e ti dirò, che mi piaccio molto di più adesso, rispetto a prima. Un bacio!

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