Non fortunato, di più

Ragazzo fortunato [www.lastampa.it]

Era proprio bello essere Faletti. La sua apparizione sul pianeta Terra si è rivelata talmente intensa da farci quasi dimenticare quanto sia stata breve. Sapeva cantare, scrivere, comporre, dipingere, recitare. Sapeva persino cucinare: meglio di un concorrente di Masterchef, altroché. Sapeva farci ridere e farci piangere, duplice impresa riservata alle anime elette. 

La vita gli aveva dato tutto, tranne una salute di ferro e il plauso delle facce di bronzo: quell’aristocrazia culturale che per principio disprezza chiunque osi farsi capire dalle persone comuni. Giorgio non si dava mai arie e in certi ambienti di questo strano Paese il talento viene riconosciuto solo a patto che si associ alla spocchia. O alla bara. Adesso, c’è da scommetterci, le sue macchiette di «Drive In» assurgeranno a classici e un produttore si deciderà finalmente a girare il film di «Io uccido», il miglior thriller italiano degli ultimi vent’anni. 

Sì, era proprio bello essere Faletti. Oltre alle miniere di creatività per cui siamo qui a ricordarlo, la vita gli aveva concesso il gioiello più prezioso. Una moglie formidabile, che è stata al suo fianco fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno e lo accudirà nella memoria per sempre. Prima di chiudere gli occhi e partire per la sua trionfale tournée in un mondo meno «cano» di questo, Giorgio le ha preso una mano e se l’è appoggiata sul cuore. Chi di noi non si augurerebbe una simile uscita di scena?

La mia non è certo una trionfale tournèe. E' un tour, speciale, unico, con i suoi alti e bassi. Ma quando leggo queste cose, per me che fatico a trovare chi mi accompagni quotidianamente lungo questo viaggio, mi sento sola da morire. Di una solitudine immensa e crudele. Per questo disegno che a me è stato riservato, non troverò mai una spiegazione. Non la troverò mai, ma mai mai mai. Nel frattempo, l'unica cosa che posso fare, è difendere il mio cuore quanto più possibile ed evitare che, una volta di più, su di esso ci possano essere nuove cicatrici. Perchè la verità è e resterà una sola, per sempre: Per me, non ne vale mai la pena.

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