VI°
Era un sabato mattina. Come oggi.
In quel giorno, assieme a te se ne andava la mia vecchia vita e ne ricominciava un'altra. Senza il mio adorato fratellone.
Non so più contare le volte in cui in questi lunghissimi anni, abbia avuto bisogno di un tuo consiglio, di un tuo calcio nel culo, della tua presenza.
Non lo so più.
Ogni anno spero che questa giornata mi faccia un po' meno male, invece sei una ferita che non si chiude mai. Un po' rimarginata, forse, ma proprio poco.
Fra io alla tua mancanza proprio non riesco ad abituarmi.
Non mi hai lasciata, è vero. Spesso mi sono ritrovata a sorridere del tuo modo "diverso" di esserti fatto sentire, ma c'eri e ci sei sempre stato.
Però è triste e noioso lo stesso.
Ho ritrovato qualche tempo fa questi due post di Facebook scritti il giorno dopo in cui te ne andasti. A parte il linguaggio così, un po' folcloristico, rileggendoli mi sono venuti i brividi: Ci ho ritrovato lo smarrimento, il terrore, la paura, il dolore. Ci ho ritrovato un cuore devastato da uno strappo così lacerante e improvviso. ["Io ti continuo a guardare Fra": è vero. Mi ricordo che passavo le giornate intere all'obitorio fissandoti, con la certezza che prima o poi avresti riaperto gli occhi. Me lo dovevi. Come non mi dovevi fare una cosa simile.]
Se non sei ritornato a farci una faccia così, dopo tutto quello che in questi anni hai visto, sentito e dopo tutte le parolacce che ti sei beccato per avermi lasciata in questo modo terribile, allora forse è vero che non torni più.
Però io non so se mi ci abituerò mai.
Bacino Fra. Sempre con me.
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