Il gioco del silenzio
Sono una predestinata.
Sono una predestinata ad essere circondata da personaggi che approfittano senza un minimo di pudore della mia disponibilità e della mia buona fede.
Che culo è?
Del fatto che va bene, mi incazzo, sbraito, urlo, grido, mando a cagare, ma poi mi passa talmente tanto che manco mi ricordo del motivo per cui ci si era sfanculati.
E allora tutti si sentono autorizzati a ritornare trallallerotrallallà col cestino della merenda sottobraccio e si ripropongono, esattamente come la peperonata fredda da frigor a colazione, con una nonchalance imbarazzante.
Io no.
Non lo faccio praticamente mai, con nessuno; e se l'ho fatto è stato solo perchè della persona i.q. mi importava veramente tanto, ma proprio tanto e perderla lungo il tragitto della vita mi sarebbe spiaciuto. Ho chiesto scusa dopo anni a persone che so di aver ferito (più o meno consapevolmente) e che non volevo avessero nel cuore come mio ricordo quello dello scontro finale. E non è che non mi sia costato. Ma l'ho fatto. Lo faccio sempre quando ne vale la pena. Con me lo fanno pochissime persone, anzi, quasi nessuno. Anzi, nessuno. Ergo, si vede che non ne vale la pena. E ci sta, ci mancherebbe.
E fin qui, uno dice: se sei scema tu, cosa ne possono gli altri?
Certo. Non fa una piega. Anzi.
Ma c'è una cosa che non tollero, ma non tollero più da nessuno, uomo-donna-cane-gatto-pappagallo insomma da qualsiasi forma vivente: il gioco del silenzio.
Il silenzio come forma di distanza, di muro alzato, di difesa tra due persone, che per qualche motivo sono state vicine, si vogliono bene o hanno fatto un pezzo di percorso assieme, credo sia la forma di violenza peggiore che possa esistere.
Il silenzio "di proposito" è violenza: è il rifiuto di ascoltare, di accogliere, di accettare il confronto (pur per quanto fastidioso pesante e doloroso possa essere), è ampliare distanze, dilatare paure, insicurezze, dubbi; è notti insonni, stomaco chiuso, lacrime che scendono. Sarà una mia debolezza, anzi sicuramente lo è, ma questa forma di castigo e punizione emotiva non la tollero più, l'ho mal accettata in passato e non ho più nessuna intenzione di subirla, da parte di nessuno. N-E-S-S-U-N-O.
Nell'insieme di questo modus, esiste poi un sottoinsieme - il cerchiolino più piccolo nel cerchio più grosso - di una categoria che veramente dovrebbe essere marchiata a fuoco sulla pelle affinchè gli appartenenti li si possa riconoscere immediatamente e fuggirli più che si può. La modalità, di solito, è questa: rapporto affettivo - non necessariamente sentimentale, tanto meno sessuale - scambio di messaggi, telefonate, insomma niente di che. Un rapporto normale tra due persone che si vogliono bene. Ad un certo punto, sempre come credo sia normale tra due persone che si mettono in gioco tra esse in maniera un pò più significativa, ci si scazza, si discute, si commettono reciprocamente cose che fanno girare i chitarrini all'altro e viceversa. (Perchè tutto sono io, fuorchè la sorellina di Santa Maria Goretti. Poretti, quella della birra, magari si. Ma Goretti, proprio no). Ed ecco alla prima risposta sbagliata, al primo errore, alla prima cosa che infastidisce, puntuale come il patello prima di partire per l'unico giorno di mare, che scatta la punizione.
Silenzio.
Ore, giorni, alcune volte mesi. Addirittura anni.
Il silenzio totale.
Ovviamente fino a nuovo ordine, fino a quando il soggetto duro e tutto di un pezzo che mi ha messa nell'angolino riterrà esaurito il periodo di punizione. Sino a quando il castigo sarà ritenuto sufficiente.
Lungi da me sporcare anche solo una volta il display dell'iphone alla ricerca del loro nome per contattarli nel frattempo... Non esiste.
Il giochino dura fino a quando l'imbecille di turno - ovvero la sottoscritta - nutre questa assurda dinamica emotiva restando a disposizione e comportandosi, presumo, da persona consapevole e matura ovvero perdonando e andando oltre.
Poi arriva il momento in cui - sempre l'imbecille di cui sopra - si sente esattamente come Tom quando viene fregato per l'ennesima volta da Jerry e gli crescono le orecchie da asino.
Esattamente così.
E mi rendo conto che è vero, la vita è una, che forse se avessi perso meno tempo ad incazzarmi e fossi stata capace di passare sopra a certe cose, avrei risparmiato quintali di fazzoletti, km di camminate nel bosco isterica (e meno male che la Brenda mi ascolta... almeno lei...), metri e metri di fegato, pomeriggi da automa sul divano a chiedermi del motivo di tutto sto casino sempre e comunque nella mia vita e quando si tratta di me... Ma che senso avrebbe avuto? Non si tratta di voler fare polemica a tutti i costi, non si tratta di voler litigare o avere sempre da dire. Facile ridurla così. Facile e anche poco intelligente. E' una questione di rispetto. Non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori per avermi insegnato questo valore. Io potrò sbragare quando mi incazzo pesante, non lo nego. Ma non sono irrispettosa, non sono invadente, non mi prendo autorizzazioni o licenze verso il cuore degli altri così a caso, non ho mai imposto nulla alla e nella vita degli altri. Anzi. Ho sempre accolto ed accettato qualsiasi situazione, quando ho voluto bene. Qualsiasi.
Ma tutta questa gente che ha scambiato la mia vita per il parcheggio della Iper, ha proprio sbagliato a capire: ingresso a gratis, giretto, giro un pò più in profondità, manovra, ri-manovra, uscita. Ritorno, giro, manovra, retromarcia, uscita. Ritorno, manovra, traverso con freno a mano in modo da lasciarci pure i segni, uscita. Ritorno, retromarcia con tamponamento - così i segni saranno più duri da cancellare - uscita.
Ritorno... SBARRA CHIUSA.
Il mio passato parla per me: SBARRA CHIUSA significa fine dei giochi. Significa che con il mio cuore simil parcheggio non si gioca più. Significa che la marea di opportunità che ho dato, si è esaurita. Game over.
E posso garantire che è la fine delle trasmissioni. Schermo buio. Cavo tranciato.
Vi sarete divertiti a sufficienza, credo.
Ora, ho di meglio da fare.
Commenti
Sì adatta abbastanza
Il tempo ha cucito qualche ferita
E forse tolto anche ai miei muscoli
Un po' di elasticità
Ma non sottovalutare la mia voglia di lottare
Perché è rimasta uguale
Non sottovalutare di me niente
Sono comunque sempre una combattente
È una regola che vale in tutto l'universo
Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
E anche se la paura fa tremare
Non ho mai smesso di lottare
Per tutto quello che è giusto
Per ogni cosa che ho desiderato
Per chi mi ha chiesto aiuto
Per chi mi ha veramente amato
E anche se qualche volta ho sbagliato a qualcuno
Non mi ha ringraziato mai
So che in fondo
Ritorna tutto quel che dai