Corsi storici (senza ricorsi)

Venerdì - tra una riunione, un giramento di balle, tante saracche, un paio di Comuni in cui dare i numeri per non farci mancare niente - ho rivisto dopo quasi cinque anni il mio Amico M. presenza fissa, insostituibile ed indissolubile della mia esistenza dal 1993 al 2012.

Amico nel senso più totale del termine, quello che ti auguri non divulghi mai cose fatte e dette soprattutto dopo la seconda birra al pub, quello con cui hai praticamente condiviso tutto nel senso più vasto del termine, quello che ho sempre considerato terapeutico che capitava nel posto giusto, al momento giusto, con le parole giuste pur riconoscendogli una smisurata ed incomparabile testa di cazzo. Insomma, l'Amico che se hai il culo di trovare è meglio non lasciartelo scappare. 

Dopo aver cambiato posto di lavoro, nel 2012, le nostre strade si sono separate ed abbiamo iniziato a sentirci raramente, più che altro per questioni di lavoro. Ma sono certa che se avessi invocato il suo nome sarebbe arrivato col costumino tipo Ralph Supermaxieroe a salvarmi.

Venerdì, dicevo, lo rivedo e - a parte un naso e dei capelli veramente improponibili - in due secondi ci eravamo già sufficientemente insultati e presi per il culo segno che, la distanza degli anni precedenti, era stata solo fisica. Il bello dell'amicizia soprattutto con i maschi è proprio questo. 

Ci rivediamo e ad un certo punto tira fuori dal sacchetto dei numeri un nome, cioè quel nome il quale ha immediatamente scaturito nella mia testolina la seguente reazione: sguardo bovino in fissa sul treno. Zero. Il nulla più totale. Nemmeno un sussulto, un brivido, un fastidio.  Solo un vaghissimo e lontano - ma so so so so far - link mentale a ciò che eravamo. A ciò che eravamo stati noi tre. Come se la questione mi avesse riguardata solo di striscio. Lontana anni luce.

Vita ante 2009.
Vita post 2009.

Ogni volta in cui inciampo in queste situazioni emotive resto sconvolta da quanto il solco sia stato e sia profondo. A quanto il percorso umano di ricostruzione mi abbia trasformata in una persona completamente diversa. Rivoltata come un calzino. Trasportata lontanissima da persone e situazioni cui all'epoca ero certissima non avrei mai rinunciato per nulla al mondo e per il resto dei miei giorni.

Certo, sono consapevole che le mazzate prese mi abbiano cambiata. Ma è il quanto che mi colpisce ogni volta. E non so dire se in meglio od in peggio. Ogni trasformazione si porta appresso aspetti positivi e negativi. Forse sono solo diventata grande. Ma è la praticamente nulla emotività che i ricordi di alcune persone si porta appresso, che mi colpisce sempre moltissimo. Quasi avessero fatto parte della vita di altri.

Come se non mi appartenessero più non solo i compagni di viaggio, ma soprattutto ciò che ero. 

Da venerdì rumino attorno a questi pensieri... alla fine è pur sempre lunedì. Se di grazia potessi evitare di flagellarmi per il resto della settimana, anche se siamo in Quaresima e sarebbe pure giustificato... vabbè.

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