Loro 1
Dunque, il film inizia così:
Un agnello, entra nella villa in Sardegna del Silvio (che nel film viene chiamato col suo nome una sola volta, mentre per tutti è sempre e solo Lui con la Elle gigante); fa qualche passo, si ferma attratto da una puntata a caso di un gioco a premi a caso di un Mike Bongiorno a caso di un paio di tette a caso, incurante del fatto che il condizionatore - metafora eccezionale - nel frattempo gli abbasserà a zero qualsiasi livello emotivo e vitale, fino a farlo cappottare zampe all'aria.
Della serie: in questa storia non c'è spazio per i puri, per le anime incontaminate, per le cose belle, per i sentimenti qualsiasi essi siano.
Sorrentino è geniale, a me piace molto il suo stile tra l'esagerato, il pacchiano ed il patinato.
Però stavolta ci è andato giù duro. Cioè: non nel senso che ci siano scene crude o pesanti... Ma nell'appiattire al livello più infimo e triste i rapporti umani di LORO, ovvero vari personaggi pronti a qualsiasi bassezza e compromesso pur di essere oggetto delle attenzioni di LUI.
Ad un certo punto del film mi è salito lo schifo, come quando stai per vomitare e senti in bocca quella salivina un pò più spessa che ti arriva dagli angoli della bocca. E pensavo: ma esiste davvero una roba simile? C'è davvero in giro gente così? Tra tutto, mi ha meno nauseata l'uso sconsiderato delle sostanze stupefacenti - la scena in cui una "madre" di famiglia si fa una pista nel tempo esatto in cui il micro scalda la cena ai bimbi è veramente terrificante - rispetto alla totale perdita di qualsiasi valore dato ai corpi, alla sessualità, ai sentimenti, alle emozioni.
Tutto calpestato, tutto disintegrato, tutto massacrato solo per "arrivare" per "esserci".
Spesso sorrido del mio essere provinciale, anzi paesana, del mio restare ancora stupita quando passeggiando per Milano trovo nel raggio di 400 metri ciò che dalle mie parti posso sperare di avere in 4 km, del mio essere lontana anni luce dalla ribalta, dal successo, dal potere ad ogni costo.
Ma dopo aver visto questo film, il primo pensiero è stato un grazie di cuore per essere così, per essere cresciuta in una famiglia, in un paese, che fortunatamente mi hanno tenuta lontana e protetta da un mondo simile, veramente troppo brutto e triste per essere vero.
Eppure.
Nel mio piccolo universo mi sento spesso l'agnello alle prese con il condizionatore. Per cercare di scamparvi, alcune volte indosso il pelo del lupo con tutti i denti in bella vista sperando di fare paura a qualcuno... Ma sono credibile quanto LUI che chiama Amore mio una Veronica Lario entusiasta come un condannato a morte nel miglio verde.
Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio meravigliosi, come sempre.
Il dialogo tra Silvio e il nipote è talmente dissacrante che alla fine dello scambio, ti senti come Tom che non riesce mai a catturare Jerry e gli spuntano le orecchie da asino.
Boh. Mi ha lasciata veramente perplessa.
Continuo a navigare nel mio piccolo mondo in cui la posta è aperta solo tre giorni alla settimana.
E va benissimo così.
La verità
è frutto del tono e della convinzione
con cui la affermiamo
Silvio Berlusconi (Toni Servillo)
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