Io triste

Lo sapevo che andarci mi avrebbe fatto male e che avrebbe riaperto voragini emotive dolorosissime, ma non potevo e soprattutto non volevo non esserci. 

Non so spiegare, ma esistono quelle persone con cui scatta un feeling immediato, bello, schietto. Una delle rarissime volte in cui senti che di questa persona ti puoi fidare. Una stima raccolta e raccontata a forza di sguardi di intesa attorno ad un tavolo.

Mi sentivo qualcosa dentro che mi urlava che non potevo non esserci. Che per quell'ora e mezza dovevo provare a condividere anche io un pezzettino di quel dolore devastante che conosco fin troppo bene. 

Una madre che sopravvive al proprio figlio credo sia una delle scene più atroci cui abbia mai assistito. Un'ingiustizia alla quale non riesco a trovare un senso. Ho vissuto accanto ad una donna forte, energica, follemente innamorata dei suoi figli e della vita per 34 anni e tre quarti ed accanto ad una donna solo apparentemente viva dai 34 anni e tre quarti ai 35 e cinque mesi. L'ho vissuto sulla mia pelle, cosa significhi "io sono morta con lui". Ed è vero. E' così. Cazzo se è così. E lo so. Lo so purtroppo. 

Lo conosco così bene quello sguardo completamente assente che quando improvvisamente si ritrova inizia a guardarsi attorno chiedendosi Perchè. Ma come può essere. Perchè ci troviamo qui. Toglietemi questo macigno dal cuore che non mi lascia respirare. Ridatemi mio figlio, quello che ho creato e dal quale non è umano che ne sia stata strappata in questo modo.

Fatemi ritornare a qualche giorno fa, quando pensavo a quando mi avrebbe scritto su wathsapp che andava tutto bene. Prima che il telefono squillasse, si, ma per farmi sapere che era finita,  che da quell'istante in poi, l'unico modo per vederlo, annusarlo, sentire la sua voce, guardare i suoi occhi, sarebbero state le fotografie. 

Mi viene una rabbia che non posso spiegare in momenti come questo. Perchè queste cose. Perchè questi castighi. Venitemi a spiegare tutte le cose carine e interessanti sul mistero della morte e sul disegno che ciascuno ha della propria vita. Ma non adesso, non adesso che vorrei vomitare questo dolore così lacerate come quando hai mangiato troppo e speri così di liberarti da ciò che ti fa stare male. Ma come si fa. Ma perchè.

Non trovo pace. 
Non so perchè sto vivendo tutto questo con un coinvolgimento così forte. 
Mi sento impotente perchè non so cosa fare, perchè non c'è niente da fare.
C'è solo da sedersi ed aspettare che questo dolore gigantesco che appiattisce, disintegra, annienta piano piano diventi sopportabile. 
Perchè puoi solo fargli spazio, trovargli un posto, fargli largo come sul sedile del treno, collocarlo, ma non potrai mai sperare che ti abbandoni. 

Non lo so sono triste. Triste e dispiaciuta da matti.

Dovevo buttarlo fuori da qualche parte questo dolore.
Mi sa che ho scritto col culo.

No anzi, ho scritto col cuore; la grammatica e la sintassi qui non valgono.

Un abbraccio grande M.: l'augurio più grande che possa farti è che un giorno, i tuoi occhi tornino quelli vispi, tosti e vivi che hanno conquistata la mia stima per la Donna che sei.
Anche se, quelli con cui mi hai salutata ieri, difficilmente potrò scordarli.

Con affetto e stima.
Chiara

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