Bohemian Rhapsody



Giusto il giorno prima che lo togliessero dalla programmazione, sono riuscita ad andare a vedere il film che racconta il percorso umano ed artistico di Farrokh Bulsara - al secolo Freddy Mercury -  e della sua band, campione di incassi e decantato ovunque come un capolavoro della cinematografia contemporanea.

Posso?
Ma a me non è sembrato sto filmone imperdibile.
Cioè nulla da dire, come ogni artista - considerando che quando ci ha salutati aveva più o meno la mia età - ha avuto una storia incredibile, fatta di sofferenze, ostacoli, dolori, solitudini, contraddizioni e paure che lo hanno poi portato a diventare ciò che è stato. Giusto un paio di lacrimoni durante il concerto di Wembley e poco prima, nel momento in cui riconcilia se stesso con i propri genitori ma poco altro.

Recitato da Dio è nulla da dire; Rami Malek merita tutti i riconoscimenti dell'universo perché si è calato nel personaggio in maniera assolutamente unica, però boh, mi aspettavo un coinvolgimento più totale, più di pancia, che mi arrivassero delle emozioni più forti. Che mi lasciasse addosso qualcosa di speciale.

Di solito valuto quanto un film mi ha presa da due aspetti: se faccio qualche sogno attinente - e capita spesso, specie la notte stessa - e se il giorno dopo il pensiero mi si ripropone, come la peperonata.

Invece, no. Macché. Nulla di tutto questo.

Comunque nella notte, di ritorno  casa, Love Kills a manetta non me la sono certo fatta mancare.

PS Jim, il suo ultimo fidanzato, ha gli stessi occhi delle foche che ho visto questa estate in Cornovaglia. Anche gli stessi baffi, adesso che ci penso!

👀

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