Trecentosessantacinque
“Ci sono persone indimenticabili. E nessuna cura.”
Queste sono le parole che mi girano per la testa da stamattina, appena aperti gli occhi pensando che fosse un altro giorno senza di te, dovendo fare i conti con le difficoltà che da un anno a questa parte sono costretta ad affrontare.
Sinceramente, ma questo è un pensiero degli ultimi giorni, non ho veramente idea di come abbia fatto a sopravvivere in questo anno. Non lo so proprio. Un po’ mi sono fatta scivolare il tempo addosso, cosa che odio ed ho sempre odiato ed un po’ ho cercato di sopravvivere ad ogni giorno. Letteralmente vivere sopra. Ho scelto il silenzio come risposta a qualsiasi cosa, perché altro non ero in grado di fare e per non farmi (fare) inutilmente del male.
Può la perdita di una persona cara essere la tua salvezza? Si. Per quanto folle, doloroso e inspiegabile possa sembrare.
Un ultimo immenso atto d’amore di mia sorella alla mia vita.
Mi ha salvata spazzando via tutto, con un dolore lancinante, per lasciare spazio ad altro. Cosa non lo ho ancora capito, ma che la vita di sei mesi fa non avesse proprio niente di vero, autentico, radicato, sincero me lo ha insegnato ciò che mi è rimasto.
Nessuno può capire e sapere come e quanto sia stato terribile affrontare i traumi ed i lutti di tutti i tipi che mi sono capitati uno dopo l’altro in questo anno: lei era quella forte e coraggiosa; io sono sempre stata una cagasotto che abbaiava più forte.
Lei era la goccia che piano piano scavava le caverne, io la frana che fa tanto rumore.
Due vite diversissime ma legate da un filo che nemmeno la morte è riuscito a spezzare. Grazie Simo per esserti presa sempre cura di me, perché tu lo hai visto lo schifo in cui ero immersa e sapevi bene che solo le mie spalle giganti avrebbero potuto portare dolori e ingiustizie così grandi.
Ti penso sempre, sempre sempre sempre.
365 giorni senza luce: la tua.
Non voglio abituarmi a vivere senza di te. Non voglio. Non riesco nemmeno a pensarci ad una condanna simile.
Chia la tua sorellina per sempre
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