Due
Di quel giorno ricordo solo alcuni momenti. Ero a casa, uno dei pochi sabati in cui non andai in comune. Ero triste, sfiduciata, amareggiata per via di critiche pesanti che mi erano arrivate addosso tanto per cambiare. Non avevo voglia di vedere nessuno. Non ricordo come passò la notte, nemmeno la colazione ma un istante ce l’ho stampato in mente: ero in veranda a fare un po di allenamento e vidi la Simo e il Marco arrivare a piedi dalla stradina: erano complici, sorridenti. Ricordo il pensiero di averli invidiati e di essere felice per mia sorella, nel vederla così serena. Ricordo il pomeriggio. Loro due che scendono nel prato sotto vicino alla strada a raccogliere i rami del noce, il wathsapp - l'ultimo - con cui mi chiedeva di spostare la macchina per usare la bindella, la richiesta di portare fuori i cani ed al ritorno ci incrociamo, io che salgo i primi gradini delle scale e lei col berretto di lana e la giacca blu che mi dice che il giorno dopo la Rina sarebbe venuta a pranzo e “mangi con noi vero?” “Sì sì certo Simo”. “A dopo”. “A dopo”. Avevo prenotato i biglietti per vedere il film della Cortellesi, erano mesi che non andavo al cinema men che meno di sabato. Mentre esco butto uno sguardo da loro tramite le finestre che danno sul cortile: sono sul tavolo che chiacchierano tranquilli. Posso andare allora. Sono le 17.30. Mi siedo al cinema e subito diventa buio. Il telefono inizia a squillare con un numero svizzero. Erano le 18.40. Lo cerco tra gli spam e non lo trovo. Lo giro a mio fratello Claudio, magari lo conosce. Passa qualche minuto, ma pochi. Intanto mi chiama ancora. Alla fine, rispondo: “Sono il Marco, Simonetta sta male”. Come sta male? Ma la Simo non sta mai male. “Ma è cosciente? Respira?” Sotto sento un rumore strano, mai sentito, ad intervalli regolari, un lamento, un suono che non conosco, qualcosa che non so riconoscere. Sono rantoli. Sento una fitta al cuore che mi toglie il fiato. E capisco che è andata via. Dal quel momento esatto, da quella frase, la mia vita non è mai più stata la stessa. Esco dal cinema di corsa ma io lo sapevo già che era finito tutto. Lo sapevo. Mi aveva protetta fino alla fine mandandomi al cinema per non farmi assistere ad un momento così drammatico che mi non mi avrebbe mai lasciata. Inizio a chiamare chi magari può dirmi qualcosa, cosa sta succedendo, se è grave; intanto l’ansia sale e mi sento male, sempre più male. Arriviamo al pronto soccorso e aspetto che arrivi l’ambulanza da casa. Sento il suono in lontananza ma non arriva mai. Mi rimbomba in testa per minuti infiniti. Bisogna avvisare Anita. I miei fratelli. Ma cosa gli dico? Su quel maledetto marciapiede già due volte avevo vissuto la stessa scena. Lo stesso sentimento, la stessa paura che paralizza tutto. Avanti indietro, respiro che non sale e lacrime. Solo quelle. Disperazione, vorrei urlare, spaccare tutto, perché ancora? Perché a lei? Perché sempre cosi? Guarda i finestroni del pronto soccorso con le luci accese e so che li ci sono le sale per le urgenze: Simo ti prego non andare via, non lasciarmi ti prego. Resta qua. Mamma non portarmela via. Torno a casa perché sto male, i cani erano in un angolo terrorizzate. Lo sento quel senso di vuoto gelido che sa di morte. Lo conosco benissimo. Torno in ospedale che intanto si è riempito di gente. Non ci credo. Non ci crediamo. Siamo nella stessa sala d'attesa io e Anita che cerchiamo di darci forza. Senza parlare. Ce ne andiamo verso la una: “se succede qualcosa vi chiamiamo”. Le stesse parole di un anno e mezzo prima di ritorno da Milano. Io non dormo nemmeno un minuto perché non c’è più lei che era forte anche per me. Ho paura. La notte più lunga e dolorosa della mia vita. Sono rimasta sola. E lo sarò sempre. Mai più due di due. È mattina. Non ho il coraggio di andare in ospedale a farmi dire che ancora una volta è finito tutto perché lo so già, lo sapevo già dalla sera prima. “L’emorragia è stata così devastante che il cervello è morto. Il sangue si è coagulato dentro da tanto che era, non sono nemmeno riusciti a drenarlo. Non c’è più niente da fare”.
Fine.

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