Dal corriere.it

Doping, Riccò positivo: arresto, insulti, fischi e espulsione dal Tour
Come un treno impazzito


Era il nuovo Pirata. Era. Cacciato dalla Grande Boucle con ignominia, di Pantani Riccardo Riccò porta sulle spalle solo il tremendo fardello di follia, di incoscienza, di maledetti imbrogli che distruggono il ciclismo.Giorni fa, sull'Aspin, ha vinto alla Pantani, incantando per la facilità con cui divorava i tornanti; ieri ha perso alla Riccò.
Non è possibile infatti, con un Tour blindatissimo, con gendarmi specializzati in controlli antidoping, sperare di farla franca.Come poteva pensare Riccò, facendo uso di sostanze proibite, di sfuggire agli implacabili controlli messi in atto al Tour? Sanno questi ragazzi a cosa vanno incontro o la loro irresponsabilità gira a ruota libera?Il ciclismo è fuori di senno, questa è la verità: forse manca di cultura (l'atleta non ha più paura di un'entità morale ma, eventualmente, di un'entità tecnica, il test di laboratorio) o forse siamo noi ad aver esaurito ogni argomento di ragionevolezza. Come un treno impazzito, la bici corre verso il disfacimento: per appuntamenti, per calendari, per le esigenze degli sponsor, per ansia di prestazione, per l'esasperazione del successo, per una scorciatoia proibita, per allontanare la soglia della fatica, per i guasti della «curiosità scientifica».
Se così non fosse, non si capirebbe perché un ragazzo dotato come Riccò, coccolato dai media (come lo chiamiamo, «il cobra di Formigine», «la piccola volpe», «il folletto»?), protetto da un corridore esperto come Piepoli, osannato dai ciclofili, sfidi il buonsenso e speri che l'Epo di ultima generazione sfugga ai controlli dei medici. In Francia, i ciclisti sono dei sorvegliati speciali: anche solo per salvaguardare un fatturato che si aggira sui 90 milioni di euro (contro i 27 del Giro).
Dopo la morte di Pantani si è parlato spesso di droga, di brutte compagnie, di perdizione. Tutti a dire che il doping è un problema importante, che lo sport rischia la fine se non si fa piazza pulita. Sta di fatto che il ciclismo corre più forte delle sue umane possibilità: significa che c'è benzina sporca, non c'è altra spiegazione.
Il danno che Riccò sta facendo all'ambiente, sempre che sia provata la sua positività, è devastante. Perché viene dopo Marco Pantani, dopo Floyd Landis, dopo Ivan Basso, dopo la «Operacion Puerto», dopo Beltran e Dueñas. Perché la morte di Pantani è stata del tutto inutile (le grandi tragedie servono proprio a questo: si prende coscienza di una terribile realtà, si guarda negli occhi il male, si spera che i vivi traggano lezione dai morti, come rito e catarsi), servita proprio a niente. Perché Riccò incarnava il ciclismo, l'unico capace di trasformare una corsa in una favola.

È ridicolo che oggi si continui a parlare di mele marce. O si ferma il ciclismo o si fermano i controlli antidoping. Il resto appartiene alla farmacia del diavolo, e non ci appassiona.

Aldo Grasso 18 luglio 2008

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