Eli, confermi e la accendiamo?

http://www.corriere.it/politica/09_settembre_04/male_estero_beppe_severgnini_45ebf5c8-9914-11de-b514-00144f02aabc.shtml

L'immagine del premier
Come ci vedono (male) all'estero
Reagire alla dichiarazione d'un portavoce, minacciando di bloccare il Consiglio Europeo, pare eccessivo. Scegliere Danzica e l'anniversario dell'invasione tedesca per riprendere le beghe italiane è inopportuno. Ma Silvio Berlusconi sembra disinteressato delle conseguenze internazionali dei suoi comportamenti. Dimentica che un capo di governo — da sempre, dovunque — è il primo ambasciatore del suo Paese. E, come ogni buon ambasciatore, deve pen­sare al risultato. Anche a costo di tacere, o sor­ridere quando vorrebbe gridare. Cerchiamo di essere sereni, sebbene la sere­nità, di questi tempi, sia un esercizio complica­to. Il presidente del Consiglio ha le sue idee, il suo stile, i suoi ammiratori, i suoi elettori (tan­ti). Gli attacchi contro di lui sono spesso isteri­ci. Ma non può dire e fare quello che gli pare e piace. L’atteggiamento porta (forse) voti in pa­tria, ma crea (certamente) imbarazzo e difficol­tà all’estero. Il coro dei media internazionali è unanime. Giornali e televisioni, popolari e in­tellettuali, liberali e conservatori, europei e americani: non è pensabile che si siano messi tutti d’accordo. Ogni volta che l’opinione pubblica interna­zionale sembra vicina a metabolizzare l’ecce­zione italiana — un re dei media a capo del governo — l’interessato inventa qualcosa per scatenare nuovamente la bagarre. Lo fa appo­sta? Non credo. Tutto porta a credere, invece, che ci tenga a essere benvoluto e rispettato nel mondo. Lui e il suo Paese, che è anche il no­stro.
Da qualche tempo, le rivelazioni sulle abitu­dini personali, poco coerenti con le dichiara­zioni pubbliche, hanno scatenato i media stra­nieri, mai teneri con l’Italia e i suoi governanti. Gli uomini della maggioranza, con diversa effi­cacia e convinzione, fanno quadrato intorno al loro leader. Ma se lo specchio offre sempre la stessa immagine, ha senso prendersela con lo specchio? L’Italia è presa di mira? Forse sì. Siamo una nazione antica, riconoscibile, fascinosa e auto­critica: tutte cose che si ritorcono contro di noi, appena forniamo ai critici l’occasione giu­sta. Ogni Paese è perseguitato dai luoghi co­muni. Per limitare il danno, e indirizzare la sto­ria, basta smentirli con i comportamenti (pen­sate a com’è cambiata, in meglio, la reputazio­ne tedesca). Silvio Berlusconi sembra invece divertirsi a confermare tutto ciò che i detratto­ri pensano di noi. Agisce come un detonatore di stereotipi. Quando esplodono, però, fanno male. Certi comportamenti non passano inosser­vati. Immagini e notizie, ai tempi del satellite e di internet, viaggiano veloci. Le feste e le ra­gazze, le battute salaci e le barzellette irrituali metterebbero in difficoltà qualsiasi capo di go­verno, dovunque. Noi siamo diversi? Può esse­re. Ma se vogliamo stare nel mondo, dobbia­mo accettare le regole del mondo. Non è più tempo, per fortuna, di autarchia orgogliosa: serviva solo ad illudersi, e perseverare nei pro­pri errori.
Se viaggiate, lo sapete. Se avete conoscenti che vivono, viaggiano, studiano o lavorano al­l’estero vi avranno detto quant’è irritante esse­re compatiti o derisi. Una lettera tra le tante, ricevuta nei giorni scorsi: «Sono una studen­tessa 23enne di Roma che quest’estate ha pen­sato bene di andarsene due mesi a Toronto per preparare l’esame Toefel (conoscenza lin­gua inglese). Non credevo che andando in una scuola internazionale avrei incontrato tanta gente che ci considera così poco: abbiamo un Prime Minister al quale piacciono le belle don­ne and that’s it! Risultato: è un mese che mi ritrovo a difendere con le unghie e con i denti il nostro amato Paese (vocazione politica a par­te)! Firmato: Francesca Mancini». Francesca ha capito. Il mondo è brutale: una frase infelice o un comportamento sconve­niente , se arrivano dall’alto, rischiano di copri­re le molte cose buone che noi italiani faccia­mo, dentro e fuori d’Italia. Non è possibile che un uomo abile a fiutare gli uomini e gli umori, qual è Berlusconi, non se ne renda conto. Peccato, perché il decano dei governanti oc­cidentali ha dimostrato di poter cambiare to­no e passo, quando vuole. Basta pensare al G8 dell’Aquila, dov’è stato lodato dai media inter­nazionali — gli stessi che, qualche settimana prima, l’avevano bacchettato per le vaghezze sul caso Noemi. A Palazzo Chigi e alla Farnesi­na c’è qualcuno che ha il coraggio di dire al capo come stanno le cose? Sarebbe importan­te e utile. Il rispettoso silenzio, oltre un certo limite, diventa colpevole adulazione.

Beppe Severgniniww.corriere.it/italians www.beppesevergnini.com

Commenti

Elisa Effe ha detto…
confermo, ahimé :-(

Post popolari in questo blog

Resisti

Disinnescare